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Carlo Goldoni |
Cittadino della Repubblica di Venezia, drammaturgo, avvocato, librettista e scrittore, Goldoni viene considerato il padre della commedia moderna, avendo riformato i canoni teatrali e usato spesso nelle sue opere la lingua veneta. Come lui stesso afferma: «
Ella pure nel nostro Veneto idioma; ma colla scelta delle parole, e colla robustezza dei sentimenti, ha fatto conoscere che la lingua nostra è capace di tutta la forza e di tutte le grazie dell'arte oratoria e poetica, e che usata anch'essa da mano maestra, non ha che invidiare alla più elegante Toscana»
in Biblioteca potete trovare tra gli altri testi
Note biografiche
Nato a Venezia il 25 febbraio 1707 da famiglia borghese, si forma a Perugia in seguito al trasferimento del padre, dapprima sotto la guida di un precettore, poi in un collegio di gesuiti e in seguito dai domenicani a Rimini. Durante la sua giovinezza seguì spesso il padre (Friuli, Slovenia, Tirolo) ed ebbe problemi nel portare a termine il percorso di studi. Soggiornando a Firenze scrisse due intermezzi comici per il carnevale del 1730: erano i primi passi nel mondo teatrale, per il quale nutriva già una forte passione. Nel 1734 sotto incontra il capocomico Giuseppe Imer, che gli commissionerà diversi scritti per il teatro San Samuele, tra i quali le tragicommedie
Belisario,
Don Giovanni Tenorio e
Giustino. La
sua prima commedia fu il
Momolo cortesan.
In seguito a problemi economici si sposta a Pisa e a Rimini. Tornato a Venezia nel 1753 scrive numerose commedie per la compagnia Medebach, ponendo le basi per una "riforma" del teatro:
L'uomo prudente,
La vedova scaltra,
La putta onorata,
Il cavaliere e la dama,
La buona moglie,
La famiglia dell'antiquario,
L'erede fortunata e
La locandiera.
Dopo aver rotto con il Medebach, Goldoni assume un nuovo impegno nel 1753, questa volta con il teatro San Luca. Comincia quindi un periodo travagliato in cui Goldoni scrive varie tragicommedie e commedie. Deve adattare i propri testi innanzitutto per un edificio teatrale ed un palcoscenico più grandi di quelli a cui era abituato e per attori che non conoscevano il suo stile, lontano dai modelli della commedia dell'arte: fra le tragicommedie ebbe un gran successo la
Trilogia persiana; tra le commedie
La cameriera brillante,
Il filosofo inglese,
Terenzio,
Torquato Tasso ed il capolavoro
Il campiello.Nel 1761 Goldoni è invitato a recarsi a Parigi per occuparsi della Comédie Italienne. Vitale è l'ultima stagione per il Teatro San Luca, prima della partenza, dove produce
La trilogia della villeggiatura,
Sior Todero brontolon, Le baruffe chiozzotte e
Una delle ultime sere di carnovale.
Giunto a Parigi nel 1762, Goldoni aderisce subito alla politica francese, dovendo anche affrontare varie difficoltà a causa dello scarso spazio concesso alla Commedia Italiana e per le richieste del pubblico francese, che identificava il teatro italiano con quella commedia dell'arte da cui Goldoni si era tanto allontanato. Goldoni riprende una battaglia di riforma: la sua produzione presenta testi destinati alle scene parigine e a quelle veneziane.
Goldoni insegna l'italiano alle figlie del re di Francia Luigi XV a Versailles e nel 1769 ha una pensione di corte. Tra il 1771 e il '72 scrive due opere
Le bourru bienfaisant e
L'avare fastueux in occasione del recente matrimonio tra il Delfino, futuro Luigi XVI, e Maria Antonietta d'Austria. Tra il 1784 e l'87 scrive in francese la sua autobiografia,
Mémoires. La rivoluzione francese sconvolge la sua vita e, con la soppressione delle pensioni, che gli erano state concesse dal re, muore nella miseria il 6 febbraio 1793, 19 giorni prima di compiere 86 anni.
La riforma goldoniana
L'intera opera goldoniana è un'ininterrotta serie di situazioni, si svolge attraverso un "quotidiano parlare", un'attenta rappresentazione del reale, volta a riportare nel teatro proprio quella realtà che il fenomeno della commedia dell'arte, attraverso la propria degenerazione, aveva allontanato; il linguaggio dei personaggi si mostra indifferente alle tradizionali prospettive letterarie e formali. Passando continuamente dall'Italiano al veneziano e viceversa, Goldoni dà spazio a diversi usi sociali del linguaggio, in base alle varie situazioni in cui vengono a trovarsi i personaggi delle sue opere. Il suo italiano è quello del mondo borghese, lontano dalla purezza della tradizione classicistica toscana. Il dialetto veneziano è per Goldoni un linguaggio concreto e autonomo, diversificato dagli strati sociali dei personaggi che lo utilizzano.
Carlo Goldoni deve la sua fama, oltre che alle diverse opere che scrisse, alla riforma del teatro. Prima della riforma "goldoniana" esisteva un altro tipo di teatro: la commedia all'improvviso, nella quale gli attori non avevano un testo scritto da studiare e da seguire durante la rappresentazioni bensì solo una traccia generale da seguire, detta canovaccio. Carlo Goldoni fu il primo a volere un testo interamente scritto per ogni attore. Nel 1738 compose un'opera di cui scrisse per intero la parte del protagonista (il momolo cortesan) e nel 1743 mise in scena la prima opera teatrale con un testo interamente scritto (la donna di garbo).
Negli ultimi anni veneziani, le commedie cominciano ad andare in crisi. Ecco che le figure dei servi assumono un nuovo spazio, muovendo critica alla ragione borghese dei padroni. Il mondo popolare goldoniano, pieno di purezza e vitalità (assenti in quello borghese) si regge sugli stessi valori di quest'ultimo, ancora incontaminati. Per Goldoni, una componente essenziale del mondo è l'amore. Questo sentimento presente nei giovani sulle scene è subordinato a regole sociali e familiari, sottostante alla reputazione e all'onore. La reticenza di Goldoni sulle sue avventure amorose raccontate nei Mémoires è presente anche nelle sue commedie. Per Goldoni il teatro ha una forte valenza istituzionale, è una struttura produttiva, retta da principi economici simili a quelli che regolano la vita del mondo, va ricordato che egli fu uno scrittore che viveva, si manteneva con i profitti del suo lavoro, cosa che gli creò non pochi problemi con la società intellettuale del tempo, che lo accusò di ridurre a merce l'attività letteraria (ne è un esempio la fortissima polemica mossagli dal conte Carlo Gozzi). Questa forza porta la commedia goldoniana al di là della naturale rappresentazione della vita contemporanea. Goldoni ha una visione critica del mondo, in quanto turba l'equilibrio dei valori della vita delle classi sociali rappresentate. Tale visione va oltre le intenzioni dell'autore ed il modello della sua riforma. Nelle scene goldoniane si ha la sensazione di un'insanabile irrequietezza, che si sospende con il lieto fine tradizionale, sancito dai soliti matrimoni. I rapporti di questo mondo sono soltanto esteriori, sorretti dal principio della reputazione. Così Goldoni anticipa alcune forme del dramma borghese ottocentesco. Il segreto del comico goldoniano consiste nel singolare piacere del vuoto dello scambio sociale, dell'estraneità tra i personaggi dialoganti e della crudeltà di vita di relazione.
Serena Pierotti